SON TORNATE A FIORIRE LE NOTE
(Video del Comune di Campi Bisenzio)
di A.B.
Il comune di Campi, sempre attento alle tradizioni musicali della sua gente, ha prodotto, insieme all’associazione culturale “Lo Sbisbiglio”, una bella e interessante videocassetta che raccoglie le “memorie” musicali del grosso centro di val di Bisenzio: “SON TORNATE A FIORIRE LE NOTE, sessanta anni di vita campigiana fra musica e balli “, la regia è di Fabrizio Nucci e Bruno Santini. Una storia che incomincia all’epoca dei “telefoni bianchi” e che raggiunge il suo massimo sviluppo con Narciso Parigi, il più famoso dei cantanti nati a Campi, che così ricorda l’inizio della sua fortunata carriera di artista: “ A Campi cantavano tutti e cantavano bene”. Il suo battesimo avviene al teatro Dante nel 1940 con uno spettacolo in cui si esibirono tutti i giovani talenti di Campi, una specie di dilettante alla ribalta, una Corrida ante litteram insomma; “Ma non fu un successo, sottolinea Parigi. Nel 1944 passai in bicicletta alla radio in S.Maria Maggiore [piazza dove era la sede Rai di Firenze] e tentai un’audizione col maestro Petralia; tutto andò bene e fu l’inizio della mia carriera, fino a Roma dove entrai nel fantastico mondo del cinema”. Il filmato ci propone diversi spezzoni di alcuni film interpretati da Narciso, come “Amarti è il mio destino”, regia di F. Baldi dove il cantante compare accanto ad una giovanissima Franca Rame; “Ricordami” con Leonora Ruffo dello stesso regista. Un altro bravo cantante di Campi fu Alberto Querci, il primo di una generazione di cantanti che viene ricordato dal figlio Marileno: “Il babbo era un cantante che da giovanotto cantava per gli amici, poi un direttore della Minerva Film lo incontrò alla Buca di S.Ruffillo e fu l’inizio del suo successo: un contratto con la Voce del Padrone e l’ingresso nella compagnia di Nanda Primavera. Il babbo continua Marileno ebbe anche l’occasione di lavorare insieme ad Alberto Sordi, allora all’inizio della sua carriera di attore, e gli amici attaccarono un giorno sulla porta del camerino dove i due si preparavano allo spettacolo il cartello con la scritta “Guerci e Sordi”. Un altro ospite, anche lui di Campi Bisenzio è Carlo Monni, che ci racconta delle sue origini contadine e di come avesse tentato la carriera di cantante. Un altro degli aspetti che ci propone il documentario riguarda il grande amore dei campigiani per il ballo (dice Narciso che nelle sale da ballo allora ci nascevano i bambini). E’ Ubert Scarlini che ci documenta sulle origini del liscio con il successo dei locali più in voga come il Milleluci e il Sayonara, in continua guerra per accaparrarsi i migliori artisti. Altro luogo deputato per i successi dello spettacolo era il teatro Dante; è Parigi a raccontare ancora del cugino Adriano Cecconi e del suo successo come cantante e attore. Il culmine della sua carriera fu a Sanremo nel 1955, dove si presentò con tre canzoni, ma gli fu tolta per motivi di concorrenza con la casa discografica la canzone “Buongiorno tristezza” che poi, affidata a Tullio Pane vinse il festival. Ma la storia musicale di Campi non è solo passato, il presente offre ancora la figlia di Marileno, ultima della generazione di cantanti, che esordisce a Sanremo con le giovani proposte e che oggi pubblica il suo primo C.D. e aggiungiamo ancora Rodolfo Baccini, campigiano di Capalle, autore anche di belle canzoni dedicate alla sua terra, il megagruppo “Cantantutticantanchio”, un esercito di giovani e meno giovani sul palco che si muove a suo agio nell’immenso pianeta della musica popolare e ultimo nato il gruppo “Tonio Scatigna e la Gatta da pelare” con le sue irriverenti e gustose parodie musicali. Il canto folkloristico è rappresentato degnamente dalla giovane Lisetta Luchini e dal suo gruppo di musicisti, Ferraro Cianchi col mandolino e violino e Paolo Biancalani alla fisarmonica. Lisetta, che su questa rivista non ha certo bisogno di presentazioni, incomincia a scuola a mostrare interesse per la musica. “Ma a Campi, ci racconta, non c’erano scuole di musica, e chi aveva questa passione era tagliato fuori ; andare a Firenze poi, per una ragazzina era improponibile. Mia madre però riuscì a trovarmi un maestro, Paolo Paoli, che mi prese a lezione pur non amando molto insegnare ai ragazzi; se non studia non la voglio più, esordì al nostro primo incontro”. Un altro aspetto della vita musicale di Campi è rappresentato dal rock acrobatico, cominciato quasi per scherzo davanti al juke-box e col Poker d’Assi, un gruppo che ottenne strepitosi successi e che arrivò a vincere per cinque anni consecutivi il campionato d’Europa di Rock and roll ed un campionato mondiale. Un posto a sé occupa anche la banda musicale Michelangelo Paoli, oggi trasformata in una più moderna Big-band di jazz; si assiste anche alla nascita di corsi di musica moderna che sotto l’attenta regia di Antonio di Milta porta alla creazione di una sala prove destinata alla valorizzazione di nuovi talenti; il primo risultato è stato la pubblicazione del C.D. “Kontestiamo”. L’ultimo accenno lo dedichiamo al vecchio cantastorie Bruno Malinconi (di cui presentammo nel primo numero della rivista una sua versione del Maschio di Volterra). “Sono un cantastorie di Campi Bisenzio e dintorni, ci racconta, oggi son rimasto solo come un cane, non ci sono più né poeti né cantastorie”, ma noi gli assicuriamo che poeti e cantastorie ci saranno sempre, finché ci saranno delle vicende umane da raccontare, ma anche lui lo sa e ci accompagna in tutta la durata del filmato con una vecchia storia, interpretata con la sua bella voce un po’ stanca ma ancora carica di vitalità, che presentiamo integralmente (la trascrizione musicale è di Lisetta Luchini) alla pagina ....; facciamo seguire la versione cantata dai Maggiaioli di Barberino di Mugello, identica nella parte musicale e infine le strofe dei “Ritornelli” di Gherardo Nerucci pubblicate nel suo saggio del 1865.
PICCHE E FIORI ritornelli popolari di provenienza pistoiese
Questa melodia, semplice ed essenziale ma pressoché dimenticata, non figura quasi mai nel repertorio classico del canto popolare, noi conosciamo soltanto le versioni di Bruno Malinconi e del Gruppo dei Maggiaioli di Barberino di Mugello. Da una nostra breve ricerca ci risulta essere di provenienza pistoiese, ne abbiamo rintracciato alcuni versi nel saggio di Gherardo Nerucci sulle parlate vernacole della Toscana (1865), dove viene collocata nel capitolo di appendice sulla poesia popolare del vernacolo montalese, in una sezione intitolata “I ritornelli”. Di questi il primo, contrassegnato col numero 129, è quasi identico all’inizio del canto dei maggiaioli di Barberino di Mugello, dove porta come titolo il primo mezzo verso del ritornello, “Picche e fiori mattoni ce l’ho”, (nel Nerucci “Picch’ e quadri”). Quasi sicuramente la versione di Barberino, con quella scherzosa allusione al gioco della primiera è più recente; nell’Ottocento con l’amore non si scherza e invece di fare primiera dopo avere detto “dammi il tuo cuore”, l’amante promette il matrimonio : “ti sposerò”.
La versione di Malinconi è una rielaborazione tipica del cantastorie, la musica è identica ma solo la prima strofa presenta una stretta somiglianza con la lezione di Barberino; il resto delle strofe sono composte per l’occasione, con precisi riferimenti locali e allusioni piuttosto scollacciate allo svolgimento del rapporto amoroso: siamo ben lontani dalla delicatezza e dalla totale dedizione alla persona amata con cui viene trattata la materia nei versi ottocenteschi.
Bruno Malinconi (CANNONE)
da “Son tornare a fiorire le note”
Chi a Campi e chi alla Villa
Chi a Campi e chi alla Villa
Chi a Campi e chi alla Villa
che meraviglia nel fare all’amor.
Alla Villa son tutti signo’
Alla Villa son tutti signo’.
Alla Villa son tutti signo’.
cogli scarponi da militar.
Mio Morino le gira le mura
Mio Morino le gira le mura
Mio Morino le gira le mura
io sono sicura le gira per me.
Bel moretto io ti invito con me
Bel moretto io ti invito con me
Bel moretto io ti invito con me
da mezzanotte infino alle tre.
Non posso venire signora con te
Non posso venire signora con te
Non posso venire signora con te
c’è la mia moglie mi aspetta me.
Lasciala far la tua moglie dov’è
Lasciala far la tua moglie dov’è
Lasciala far la tua moglie dov’è
se vieni con mene io ti faccio goder.
Non tentarmi mia bella signora
Non tentarmi mia bella signora
Non tentarmi mia bella signora
pe’ un quarto d’ora e poi mai più.
facciamo mezz’ora ma poi mai più.
Tutta nuda si butta sul letto
Tutta nuda si butta sul letto
Tutta nuda si butta sul letto
sopra al suo petto io la volli baciar.
Un po’ più giù o mio bel morellino
Un po’ più giù o mio bel morellino
Un po’ più giù o mio bel morellino
pizzicorino mi fai senti’.
A capolinea ne siamo arrivati
A capolinea ne siamo arrivati
A capolinea ne siamo arrivati
ci siam goduti nel fare all’amor.
MAGGIAIOLI di Barberino M.llo
Picche e fiori
Picche e fiori e mattoni ce l’ho,
Picche e fiori e mattoni ce l’ho,
Picche e fiori e mattoni ce l’ho,
dammi il tuo cuore e primiera farò.
Chi ha l’appalto e chi ha la villa,
Chi ha l’appalto e chi ha la villa,
Chi ha l’appalto e chi ha la villa,
vivo tranquilla nel fare all’amor.
Lo mio amore bellino dov’è,
Lo mio amore bellino dov’è,
Lo mio amore bellino dov’è,
cieco da un occhio e zoppo da un pie’.
E all’amore c’ho fatto e ci fo,
E all’amore c’ho fatto e ci fo,
E all’amore c’ho fatto e ci fo,
meglio morire che dirgli di no.
Se il mio amore morisse o campasse,
Se il mio amore morisse o campasse,
Se il mio amore morisse o campasse,
si ricordasse una volta di me.
RITORNELLI
(Da “Poesia popolare nel vernacolo montalese”, di Gherardo Nerucci)
129. Picch’e quadri - la fiori ce l’ho:
Dammi ‘l tu’ core - ti sposerò.
130. Faccio partenza - di vero cor.
Viva le bimbe - che fann’ all’amo’.
131 Faccio partenza - di Vennardì :
Ma pe’ quest’anno nun vo’ parti’.
132. Se tu vo’ fare all’amore con me
La roccocò nun la devi tiene’.
133. Se tu vo’ fare all’amore ci fo ;
Levati ‘l cerchio alla roccocò.
144. E se Beppino - mi lassa da vero,
Tutta di nero - mi vestirò.
145. E se Beppino - morisse o campasse
Nun mi lassasse - con tanto dolo’.
146. E se Beppino - mi lassa di cor’,
I’ primo amore - lo piangerò.
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Vedi sezione: DANTE a Rai 3
Verso la fine degli anni ‘90 fummo interpellati dalla Rai per partecipare ad una trasmissione che aveva come soggetto la recitazione a memoria dei versi danteschi da parte dei cantastorie; fummo ospitati negli studi televisivi della Rai a Firenze: il sottoscritto, investito nei titoli dell’appellativo di cantastorie, per l’occasione si era portato dietro i poeti popolari autentici, Altamante Logli, già frequentato da Benigni nelle sue uscite estemporanee, Azelio Puleri e Ivo Mafucci bravissimi bernescanti[1] aretini, nostri amici e frequentatori di serate estemporanee in mezza Toscana.
La trasmissione, presentata da Michele Mirabella, aveva come consulente scientifico il linguista Luca Serianni; il titolo era ABBICCÌ L’ha detto la tivvù, e andò in onda nella prima metà degli anni ‘90; noi partecipammo a due puntate; accanto agli altri ospiti ed esperti, il latinista Giancarlo Rossi, il prof. Antonio Sorella e la direttrice della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze che in quella puntata presentò nello studio televisivo, con le dovute cautele, la preziosa edizione veneziana della cinquecentina in cui per la prima volta era comparso il titolo de La divina commedia che da allora si impose fino all’epoca contemporanea.
Fra il pubblico presente anche una classe di un Liceo fiorentino, con una studentessa, nell’occasione agghindata da “Beatrice”, che si esibì nella lettura di alcune terzine.
Toccò proprio al sottoscritto, dare una dimostrazione estemporanea di come si recita Dante a memoria (naturalmente si poteva fare meglio, ma i tempi e gli spazi televisivi in questo genere di trasmissioni sono molto ridotti).
[1] Avevamo recuperato dalla letteratura popolare questa bellissima definizione, sconosciuta ai più importanti dizionari della lingua italiana; I bernescanti era anche il titolo di un nostro studio sui contrasti in ottava rima pubblicato nel 1994.
Questo DVD è uscito in occasione dei 100 anni dalla prima rappresentazione e ancora oggi la commedia di Augusto Novelli riesce a richiamare un folto pubblico. Questa versione diretta da Raul Bulgherini è quella con le musiche dal vivo del maestro Giuseppe Pietri, con Giovanna Brilli nella parte di Rosa e Sergio Forconi in quella di Stinchi; l'orchestra è diretta da Marco Bucci. La commedia fu rappresentata al Teatro di Rifredi l'8 gennaio del 2009.
Al DVD è allegato un libretto di 24 pagine curato da Alessandro Bencistà.
Per la prima volta questa commedia è stata registrata e diffusa in DVD. La prima rappresentazione fu data al Teatro Alfieri di Firenze nel 1909; questa del centenario è stata messa in scena al Teatro delle Laudi di Firenze dalla Compagnia Namastè, con la regia di Sandra Morgantini che insieme ad un gruppo ben amalgamato di giovani attori, presenta un'icona del teatro vernacolo fiorentino: il novantenne Giovanni Nannini nella parte di Don Tebaldo. La commedia è vagamente ispirata al Ventaglio di Goldoni che ne L'Ascensione prende la forma di un grillo a cui era legata la popolarissima festa che si svolgeva nel prato delle Cascine a Firenze.
Introduzione, note biografiche su Giovanni Nannini e glossario di voci vernacole a cura di Alessandro Bencistà. Intervista a Giovanni Nannini di Simone Riberto. La festa del Grillo a Firenze di Luciano Artusi.
CENTRO STUDI TRADIZIONI IMAGE TV POPOLARI TOSCANE
Col MURICCIÒLO si è inteso recuperare e valorizzare un materiale di notevole valenza culturale, oltre che documentaria, che rischiava di andare disperso, o addirittura di scomparire, come quasi scomparsa è ormai la civiltà che lo ha prodotto.
Il progetto, da tempo nella mente di Brunetto Salvini e Alessandro Bencistà, sarebbe rimasto sulla carta se non fossero intervenuti il generoso contributo dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, nonché i due registi Leonardo Scucchi e Andrea Biagini di IMAGE TV che hanno tradotto in un racconto per immagini un pezzo della nostra storia recente; pregevole anche la loro ricostruzione di ambienti e situazioni tradizionali come le veglie contadine e i racconti del nonno. Il MURICCIÒLO è un viaggio nelle tradizioni popolari della Toscana: poeti in ottava rima, teatro in vernacolo fiorentino, canti e racconti sull'aia e al canto del fuoco.
Hanno arricchito l’opera con la loro presenza attori, cantanti ed altri interpreti dello spettacolo popolare (Giovanni Nannini, Lisetta Luchini, Ferraro Cianchi, Paolo Biancalani, Valerio Ranfagni, Giovanni Lepri, Sergio Forconi, Raul Bulgherini, Giovanna Brilli, Dario Cecchini, il Coro degli Etruschi) e con la loro testimonianza, unita alla disponibilità del ricco archivio delle prime televisioni locali e sperimentali (in primo luogo Mauro Montagni, "inventore" delle Tv Libere, e Ferraro Cianchi con TV PRATO, da sempre cultori delle tradizioni popolari in televisione) è stato possibile ricostruire il lungo percorso che il teatro in vernacolo fiorentino (il popolare per eccellenza) ha avviato fin dall'inizio delle trasmissioni televisive regionali autonome.
Una produzione Centro Studi Tradizioni Popolari Toscane e IMAGE TV Firenze realizzato col contributo dell' ENTE CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE